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On line l'articolo "L'Istituto Centrale per il Restauro e il patrimonio culturale nazionale" sulla rivista Enea
Data: 06/07/2022
Il contributo a cura della Diretttrice ICR è stato pubblicato sul periodico quadrimestrale dell'ENEA "Energia Ambiente Innovazione"
E' on line l'articolo a cura della Direttrice ICR Alessandra Marino, dal titolo "L'Istituto Centrale per il Restauro e il patrimonio culturale nazionale", sulla rivista quadrimestrale dell'ENEA "Energia, Ambiente e Innovazione", n. 1/2022.
Nell'articolo, la Direttrice riflette sulla storia dell'Istituto, rilevando che, dalla sua fondazione, le attività si sono progressivamente ampliate ed "evolute" verso un concetto di restauro più ampio e moderno, con il crescente coinvolgimento di professionalità scientifiche e attività di sviluppo e valutazione di materiali e metodologie innovative.
Nell'Istituto esistono oggi quattro laboratori scientifici: chimica, prove sui materiali, fisica e controlli ambientali, biologia. Le professionalità scientifiche forniscono il supporto agli interventi di conservazione e restauro eseguendo indagini per la caratterizzazione dei materiali costitutivi, per lo studio dei fenomeni di alterazione e conducendo ricerche per lo sviluppo e la valutazione di materiali e metodologie innovative per il restauro. Presso i laboratori si conserva l’archivio delle sezioni stratigrafiche e delle sezioni sottili prodotte dall’ICR dagli anni ‘50 a oggi (oltre 7000) che rappresentano una preziosa raccolta di informazioni su tante opere d’arte che oggi è possibile analizzare con strumentazioni molto più sensibili e sofisticate, permettendo così di ampliare le informazioni ottenute negli studi passati.
Tante le attività formative, anche nell’ambito di corsi e stage organizzati in Italia e all’estero e numerosi i lavori svolti in sinergia, nell’ambito di progetti nazionali e internazionali, con Università ed Enti di Ricerca, con l’obiettivo di proporre, modificare, sperimentare e mettere a punto materiali e metodi di restauro innovativi, idonei ai differenti materiali costitutivi dei beni culturali.
Tra i numerosi progetti di ricerca che negli ultimi anni hanno coinvolto i laboratori scientifici ICR si ricordano:
1) il progetto NanoCathedral (2015-2018), finanziato dal programma dell'Unione europea Horizon 2020. che ha avuto la finalità di sviluppare nano-materiali e procedure per la conservazione della pietra deteriorata in edifici monumentali e architetture contemporanee;
2) il progetto WOODPDLAKE Archaeological Wooden Pile-Dwelling in Mediterranean European lakes: strategies for the exploitation, monitoring and conservation, presentato nell’ambito del Joint Programming Initiative on Cultural Heritage (JPI CH), anch’esso finanziato con fondi dell’Unione Europea Horizon 2020, il cui principale obiettivo è la valutazione dell'impatto dei cambiamenti ed eventi climatici sulla conservazione e salvaguardia delle palafitte nei laghi del Mediterraneo.
Da molti anni i laboratori scientifici ICR, insieme ai laboratori di restauro, sono orientati alla sperimentazione e all’impiego di materiali e metodi di intervento ecocompatibili a base di sostanze naturali applicabili in solventi atossici. In questo ambito si collocano alcuni progetti di ricerca avviati nel corso del 2020-21, sviluppati nel contesto di collaborazioni formalizzate in accordi quadro e accordi di ricerca. Alcuni progetti sono stati finanziati dalla Regione Lazio (bando DTC per la seconda fase e bando POR FESR Lazio 2014-2020).
Un ulteriore importante ambito nel quale l’Istituto è costantemente impegnato riguarda i progetti del Programma Operativo Nazionale Cultura e Sviluppo 2014-2020 (PON), finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), uno dei principali strumenti finanziari della politica di coesione dell'UE. In questi progetti, le attività di ricerca e innovazione si affiancano a interventi di valorizzazione e recupero di beni del territorio. Negli ultimi tre anni l’Istituto ha coordinato e gestito due importanti progetti PON: il “MUSAS - MUSei di Archeologia Subacquea -Tutela valorizzazione e messa in rete del Patrimonio Archeologico Subacquea”, per la valorizzazione e conservazione del patrimonio sommerso di alcuni siti della Campania, Calabria e Puglia, nonché “Capolavori in 100 km”, un viaggio reale nella cultura della Basilicata “per conoscere, conservare, valorizzare”.
Tra le attività che da sempre caratterizzano l’ICR, vanno ricordate quelle svolte a livello internazionale, quasi sempre contraddistinte da due linee di intervento parallele: il restauro di siti del patrimonio culturale e l’organizzazione di corsi di formazione.
Tra i più recenti e interessanti interventi all’estero si ricorda quello in Sudan, nella regione di Karima, dove si trova l’importante sito archeologico di Jebel Barkal con i resti del tempio dedicato alla dea-madre dell’Antico Egitto Mut. Per l’intervento di restauro dei dipinti murali ed il recupero architettonico di parti del tempio, svolto in stretta collaborazione con il personale sudanese, sono state poi impiegate tecniche innovative.
Recentemente l’Istituto è stato indicato come rappresentante del Ministero per la Cultura quale membro per l’Italia all’Open Method Coordination (OMC) “Strengthening Cultural Heritage Resilience for Climate Change”, gruppo di lavoro istituito in seno alla Commissione Europea con l'obiettivo di identificare e scambiare buone pratiche e misure innovative per la tutela del patrimonio culturale in relazione al cambiamento climatico. Da parte del gruppo di lavoro della Commissione, un particolare apprezzamento è stato rivolto ai sistemi Vincoli in Rete e Carta del Rischio, che consente la sovrapposizione dei beni presenti sul territorio nazionale con le mappe di rischio ambientale, antropico e strutturale ed è stato recentemente adottato dalla Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale.
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