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Bluemed approda a Epidauro

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Data: 13/09/2018

La villa romana di Palaia Epidauros al centro del progetto pilota di scavo e conservazione di archeologia subacquea che vede la collaborazione di specialisti greci e italiani.

Forte delle metodologie messe a punto dal grazie al progetto "Restaurare sott'acqua" già nel 2001 e impiegate a Baia sommersa e numerosi altri siti italiani sommersi, il gruppo di esperti del NIAS-ISCR ha partecipato lo scorso luglio ad un nuovo progetto pilota, questa volta nelle acque della Grecia. Sito prescelto la villa romana “dei dolia”, villa suburbana (forse una fattoria) che ha condiviso con la vecchia Epidauro il destino di scomparire nel 400 d.C., sommersa dal mare.

La Villa prende il nome dai “dolia” (grandi vasi o pithoi) scoperti in uno dei magazzini durante la prima campagna di scavi (ne sono stati catalogati circa venti).

Questo progetto pilota vede la collaborazione dell’Eforato per le Antichità sommerse (EEA Grecia), dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR, Italia) e della Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA, Italia) e si svolge nel quadro di Bluemed (progetto-quadro co-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale che prevede, tra l’altro, la condivisione di tecniche e best practice per lo studio e la conservazione di siti archeologici subacquei.

Il cantiere è stato preceduto da una fase preliminare, finanziata dall’ISCR, che si è svolto nel luglio del 2017 con un workshop tenuto ad Atene e Epidauro. Quest’anno le attività di scavo e conservazione hanno occupato l’intero mese di luglio. La prossima campagna è prevista per l’estate del 2019.

Responsabili di questo progetto pilota sono Panagiota Galiatsatou, archeologa subacqueo dell’Eforato per le Antichità sommerse e Barbara Davidde, archeologa subacquea Direttore del Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’ISCR

 

Il sito archeologico sommerso

Il sito archeologico di Epidauro, iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, nella regione del Peloponneso, è conosciuto principalmente per il santuario di Asclepio e per il teatro, che tutt’ora ospitata rappresentazioni teatrali. Il tratto di mare che costeggia Epidauro è una “miniera” di reperti archeologici, ricco di testimonianze della città antica, localizzabile dagli 0 ai 4 metri di profondità. La città cominciò a sprofondare nel mare intorno al 400 d.C. dopo un periodo di relativa stabilità durato 2.200 anni.

 

La villa romana dei dolia

L’area della villa sommersa copre circa 1.000 metri quadrati, e numerosi ambienti sono ancora riconoscibili, e grazie a questi lavori di alcuni di questi sarà possibile conoscerne la funzione. Uno di questi, che contiene venti dolia, è stato indentificato come magazzino. Le pareti della villa sono costituite di blocchi di pietra, o in mattoni (opus latericium). Alcuni pavimenti, costituiti da mattoni allettati in uno strato di malta (opus figlinum), sono ancora intatti.

In questa prima campagna gli archeologi hanno realizzato la documentazione in 3D per mezzo di tecniche fotogrammetriche, l’analisi delle tecniche costruttive e tre saggi di scavo. Inoltre è stato condotto un rilievo per mezzo di drone per arricchire la documentazione già realizzata sull’area.

Questa prima campagna è stata dedicata anche alla ricognizione di un settore sommerso dell’antica città di Epidauro, individuato non lontano dalla Villa romana dei dolia.

Il gruppo di lavoro italo-greco si avvale di specialisti di numerose discipline.

I biologi marini stanno studiando i fenomeni di bioerosione e le colonizzazione biologiche sulle strutture antiche.

I restauratori e un diagnosta  hanno svolto la loro attività di indagine e documentazione nel sito archeologico e nell’ambiente del magazzino con i dolia, eseguendo la pulitura e il consolidamento delle mura in blocchi di pietra e testando un metodo per restaurare in situ una delle grandi giare.

Gli archeologi e un’epigrafista sono ora impegnati nella ricostruzione delle diverse fasi cronologiche e continueranno il loro impegno con lo studio dei manufatti recuperati dal sito (ricoverati nel laboratorio dell’Eforato del Mare). Sulla base dei dati finora raccolti si rafforza l’ipotesi che la Villa dei dolia di Palaia Epidauros fosse una tenuta agricola, risalente all’epoca imperiale e rimasta attiva fino alla tarda Antichità. Dopo, nella tarda Antichità, la villa e gli insediamenti limitrofi lungo la costa cominciarono a scomparire sotto il livello del Mar Egeo.

Per approfondimenti su Bluemed vedi la pagina dedicata su questo sito

 

Nella foto grande in alto e in homepage: gli esperti NIAS-ISCR durante le immersioni presso la Villa romana dei dolia di Palaia Epidauros
accanto al testo una foto aerea della villa sommersa ©EEA (Eforato per le Antichità sommerse,  Grecia)