• home
  • Restauri - Restauri in corso

La Resurrezione di Lazzaro, Caravaggio, Messina

tecniche di esecuzione

Il dipinto è ancorato alla struttura di sostegno costruita nell’intervento del 1951 in legno di abete, con doppia crociera e tenditori a vite in metallo applicati agli incastri angolari e ai punti di incastro con le traverse delle crociere. Della struttura originale non c’è traccia, se non in alcune impressioni, visibili con un attento esame a luce radente, sul verso della tela. Si notano, con maggiore evidenza nella parte inferiore, le tracce di traverse angolari di rinforzo.

Il supporto risultava, secondo recenti indagini, composto da 12 teli, di cui 10 disposti verticalmente e uniti orizzontalmente a circa la metà dell’altezza e uno disposto orizzontalmente in basso.

Le cuciture sono eseguite a sopraggitto. Restava però da capire perché, avendo a disposizione un’altezza illimitata, l’artista avesse aggiunto orizzontalmente in basso, una fascia di tela. Per verificare questa ipotesi sono stati effettuati prelievi per sezioni stratigrafiche al di sopra e al di sotto della cucitura per identificare confrontare i materiali costitutivi presenti nelle due zone. Il tessuto è risultato essere in tutti i campioni canapa con la stessa trama e riduzione e l’esito delle sezioni ha evidenziato la presenza di strati preparatori e pittorici simili al resto della superficie, seppure in spessore minore. Tuttavia, nonostante gli elementi citati, la presenza delle caratteristiche deformazioni a festone dovute all’ancoraggio visibile in radiografia lungo il margine inferiore fa capire che inizialmente il dipinto non comprendeva la fascia orizzontale. È difficile stabilire quando e perchè venne eseguita l’aggiunta, appare assai probabile, vista l’affinità dei materiali costitutivi, che l’intervento sia collocabile cronologicamente in epoca vicina a quella di esecuzione e dovuto a problemi di collocazione in luoghi non ancora ultimati e ben definiti.[1]

La composizione e l’utilizzo degli strati preparatori è uno degli elementi che meglio evidenzia le capacità e volontà progettuali dell’artista. Più della metà del dipinto è costruito sulla tonalità cromatica della preparazione con indubbio effetto di esaltazione della drammaticità. La permanenza dell’artista in Sicilia è breve, riceve commissioni per opere di grande formato e la sua progettualità sempre molto legata alla praticità, contrariamente all’immagine romantica che spesso gli viene attribuita, si esplica in una estrema velocizzazione dell’esecuzione. Sul grande supporto sono stati applicati due strati di preparazione bruna, su cui sono tracciate rapidamente numerose incisioni: alcune sottili altre più larghe e con bordi smussati come se fossero prodotte dalla punta del manico di un pennello su di una superficie ancora plastica.

La stesura pittorica è la sorprendente testimonianza della rapidità e della capacità di resa acquisita dall’artista al culmine della sua esperienza. Le figure sono effettivamente realizzate con lame di luce rese con pennellate corpose e dense, senza esitazione né interruzione. Molte parti sono costituite essenzialmente dalla campitura cromatica del fondo delimitata da rapide pennellate contrastanti che ne “suscitano” la forma. La mano protesa di Lazzaro e quella della Maddalena sono costruite con poche pennellate. La riduzione dei particolari è estrema senza nuocere all’espressività: il viso di Lazzaro è definito da una lunga pennellata che ne delimita il mento e da brevi tocchi curvilinei per le palpebre.

La densità e la modalità di stesura del colore assumono in molte zone la funzione di movimentare la superficie facendo vibrare la luce, come nei guizzi a serpentina visibili sulle ossa il primo piano o sul corpo di Lazzaro. Il capezzolo sinistro è eseguito con corti spessi tocchi a raggiera in cui si inserisce una punta di rosso cupo.

Un pentimento è visibile nei lembi di caduta del drappo bianco che circonda Lazzaro ricoperti da una velatura bruna translucida.

La tavolozza, come in tutte le opere siciliane è limitata alla gamma di possibilità offerte dagli ossidi di ferro, dalle ocre e terre brune rosse e gialle, al nero d’ossa e, ovviamente, alla biacca.

Il manto del Cristo è realizzato con blu a base di rame (azzurrite) e la tonalità fredda è data dalla mescolanza con nero e poco rosso. Lo steso pigmento è utilizzato per l’abito dello Maddalena e assume una tonalità giallo-verdastra per l’unione con biacca e giallo di piombo e stagno. I rossi sono ottenuti con vermiglione.

 


[1] Nell’Annunciazione di Nancy lasciò ad esempio una fascia di tela in esubero nella parte superiore che venne dipinta probabilmente appena prima della collocazione sull’altare, a lavori ultimati nella cappella di destinazione. Un ampliamento in corso d’opera di 17 cm sulla destra è stato pure documentato nella Flagellazione in San Domenico a Napoli. B. Arciprete, La tecnica dell’ultimo Caravaggio, in atti della conferenza Caravaggio e l’Europa. L’artista, la storia, la tecnica e la sua eredità, (Milano, 3-4 febbraio 2006), a cura di L. Spezzaferro, Cinisello Balsamo 2009, pp. 30-34.