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Il monumento funebre di Berardo D'Aquino nella chiesa di Santa Maria della Strada, Matrice

indagini scientifiche

L’analisi strutturale è stata condotta prendendo in considerazione ogni singolo elemento costituente il monumento e analizzando la trasmissione delle sollecitazioni a terra secondo l’andamento della curva delle pressioni. Per capire l’effettiva stabilità del monumento e le sue condizioni strutturali sono state  effettuate delle prospezioni radar (GPR), delle prospezioni  termografiche, e dei sondaggi endoscopici puntuali  in corrispondenza dei punti di ancoraggio tra il monumento funebre e la muratura della chiesa sulla quale è addossata la tomba. Le indagini, che hanno rilevano numerose discontinuità  sia nella muratura  intorno alla tomba che in corrispondenza delle lastre del pavimento  al di sotto del monumento, sono state indispensabili per individuare gli interventi necessari al consolidamento strutturale. Nel corso delle stesse, sono stati temporaneamente rimossi alcuni elementi lapidei in modo da consentire una visione dell’interno del sarcofago, della base e della muratura. All’interno della muratura, intorno alle mensole inserite nella parete, sono stati rinvenuti due frammenti di legno che, attraverso il metodo del radiocarbonio, hanno permesso di datare all’ultimo quarto del  XVII secolo un precedente intervento sul monumento.

Attraverso analisi  mineralogiche di laboratorio è stata identificata la natura ed origine dei materiali costitutivi originali  e dei prodotti di degrado.  La pietra costituente il monumento è una biocalcarenite probabilmente proveniente dalla zona di Matrice (Foglio Geologico n. 162 – Campobasso, della Carta Geologica d’Italia). Specifiche indagini chimiche e microbiologiche sono state eseguite per l’identificazione dello strato bruno-nerastro presente su gran parte delle superfici lapidee. L’ipotesi avanzata è che si tratti di una sostanza proteica (ad esempio caseina) usata in passato con funzione sia di consolidante che di ravvivante. Nel corso del tempo il materiale proteico può aver favorito la colonizzazione del substrato da parte di microrganismi che avrebbero quindi contribuito a produrre l’alterazione bruno nerastra osservata. In molte parti del monumento la sostanza scura è stata coperta da un’esile scialbo di calce, in particolare sulle superfici visibili dal basso. I due rilievi in stucco sono invece costituiti da più strati di gesso, forse additivato con una sostanza proteica (caseina o colla animale), coperti da uno scialbo bianco (sempre gesso) sul quale sono stati applicati uno o più strati di colore a tempera.