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La facciata principale della chiesa di Santa Maria della Strada, Matrice

intervento di restauro

Per l'intervento di restauro si sono scelte le soluzioni tecnologiche più idonee e compatibili con la natura del materiale lapideo originario in relazione ai dissesti riscontrati. E’ stata ristabilita la  continuità strutturale tra i conci  sconnessi del paramento lapideo attraverso un sistema di “micro-cuciture” realizzato con micro-fili di acciaio e tessuto di carbonio interposto all’interno dei giunti per una profondità  variabile tra i 5 e 10 cm e fatto aderire con resina epossidica caricata con silice micronizzata.  Al sistema di micro-cuciture è stato affiancato il consolidamento delle cavità con malte idrauliche premiscelate, a basso contenuto di sali solubili.

La rimozione delle precedenti stuccature non idonee per conformazione e composizione chimica (cemento) è stata realizzata allo scopo di eliminare i prodotti e i materiali non idonei che sono stati sostituiti con prodotti di elevata compatibilità fisico-chimica con i materiali lapidei originali.  Allo scopo di ristabilire la continuità strutturale e la corretta verticalità delle superfici della facciata, è stato necessario rimuovere temporaneamente alcuni conci di pietra per potere ripulire le cavità, disinfettare e successivamente riposizionare i conci nella corretta collocazione del paramento.

In particolare l’intervento relativo al grave spanciamento dei conci lapidei nella parte inferiore sinistra della facciata, è stato realizzato solo in seguito di una attenta documentazione di cantiere che ha previsto la numerazione dei conci nell’ordine dello smontaggio al fine di garantire il posizionamento esatto nella ricollocazione degli stessi. Per l’allettamento dei conci è stata utilizzata una malta idraulica premiscelata per stuccature con aggiunta di  frammenti di coccio recuperati nella muratura durante lo smontaggio. 

Un importante intervento conservativo è stata la disinfezione di tutta la superficie della facciata dagli attacchi biologici di licheni e alghe endofitiche. Dopo aver eseguito diversi test preliminari per la definizione del biocida e del metodo di applicazione,  si è scelto il Biotin T al 3% in acqua demineralizzata, una miscela di n-ottil-isotiazolinone (OIT) e di un Sale di Ammonio Quaternario, con successiva  rimozione meccanica  localizzata della biomassa.

Laddove si erano formate col tempo le vie preferenziali di percolamento dell’acqua piovana, con conseguente sviluppo di microrganismi, sono stati ristabilite le porzioni mancanti del rivestimento lapideo, in particolare ridando continuità strutturale ai bordi  perimetrali delle lastre inclinate di colmo del timpano del portale e di quello della facciata. Nelle zone decoese del rosone sono stati effettuati consolidamenti localizzati con un consolidante inorganico, a base di idrossido di calcio colloidale calce,  tipo “nano-calce” a imbibizione. I difetti di adesione con scagliature  sono state stuccate con malta di calce e polvere di pietra finissima.

Al fine di proteggere le superfici lapidee nel tempo è stato deciso di applicare un protettivo che garantisca nel contempo una capacità idrorepellente e una adeguata traspirazione del materiale: il Rhodorsill H224 (Rhone-Poulenc), una soluzione di resina polimetilsilossanica, fornita in forma concentrata da diluire per l'applicazione. Questo prodotto conferisce alle superfici trattate protezione dagli agenti atmosferici e dalla pioggia, garantendo permeabilità al vapore acqueo.