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Il rotolo dipinto giapponese "dei trentatré cavalli", Museo Stibbert, Firenze

analisi storico-critica

Il dipinto reca un’iscrizione con il titolo ed il nome dell’autore, il pittore giapponese Kanō Sansetsu (1590-1651), ragguardevole esponente della scuola Kanō, nata nel XV secolo e rimasta attiva per oltre 300 anni. È stata la scuola più longeva ed influente della storia della pittura giapponese. La pittura che la caratterizza è una fusione di elementi di tradizione cinese e giapponese, realizzati con colori forti e brillanti, in accordo con il gusto della classe dei samurai.

L’attribuzione del rotolo, che ritrae trentatré esemplari diversi di cavallo, è tuttavia dibattuta, poiché in esso non è presente il sigillo dell’autore, elemento indispensabile, nell’ambito dell’arte estremo-orientale, per determinare con certezza l’assegnazione di un dipinto. Secondo lo studioso   Motoaki Kono, ordinario di Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tokyo, lo stile espresso nel rotolo dipinto è tuttavia quello di Sansetsu.

In Giappone, sin dall’antichità, il cavallo costituiva un importante motivo iconografico nell’arte: in ambito religioso gli veniva attribuita la facoltà di portare via gli influssi maligni e per questa ragione c’era l’usanza di donare ai santuari scintoisti raffigurazioni di cavalli su tavole di legno (ema). A questo proposito, degna di nota è la coppia di tavolette votive equestri dipinte nel 1625 dal pittore Kanō Sanraku, padre adottivo di Sansetsu, che più volte collaborò con lui. La figura del cavallo ricopriva un ruolo fondamentale anche nella società guerriera: esso era sicuramente il motivo più adatto per le preghiere votive dei samurai, la cui arte guerriera consisteva essenzialmente nel cavalcare e nel tiro con l’arco.

Dalla fine del Periodo Muromachi (1392-1573) agli inizi del Periodo Edo (1615-1868), sono state prodotte innumerevoli opere  raffiguranti cavalli, principalmente “da guerra”, ovvero usati dai guerrieri nei campi di battaglia. Secondo lo studioso Kono, anche il rotolo del Museo Stibbert riproduce cavalli di questo tipo.

La tradizione della pittura equestre giapponese affonda le sue radici in quella cinese della ritrattistica di cavalli e buoi, di cui il primo esempio è l’opera “I cento cavalli” di Fang Yu Lu, realizzata nel periodo Tang (618-907).

Sansetsu era un grande maestro nella pittura equestre, come è confermato dalla presenza in Giappone di alcune  sue opere con questo soggetto.