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La cassaforte della casa dei Vettii, Pompei

stato di conservazione e interventi precedenti

Il primo restauro, di cui non esiste alcuna documentazione, fu attuato negli anni immediatamente successivi al ritrovamento dell’opera. Il suo completamento avvenne in tempi molto rapidi: sappiamo che, già nel 1896, la cassaforte era stata ricomposta, ricollocata sul suo piano d’appoggio originario e protetta da una teca, inizialmente munita di una tendina a protezione dal sole.
In quell'occasione, spinti da un intento ricostruttivo volto al recupero dell'immagine completa dell'opera, vennero modificate, accostate ed adattate su una cassa lignea moderna le varie parti originali, in posizioni non sempre pertinenti. Sui laterali, per esempio, i frammenti vennero collocati a formare una porzione apparentemente sana, tradendo a volte l'originale andamento obliquo delle fasce in ferro. Sul lato frontale, l'estremità della cornice in piombo rivestita con lamina modanata in lega di rame mostra evidenti segni di tagli riferibili presumibilmente a quella fase: la larghezza della cassa antica venne infatti sensibilmente ridotta. In alcuni casi, infine, le borchie vennero collocate in posizioni non corrispondenti con le teste dei chiodi.
Il completamento dell’intervento di restauro venne attuato con la realizzazione di elementi ex-novo, a volte senza riferimento ad alcuna parte originale: sul profilo inferiore della cassa, al di sopra della cornice in piombo e bronzo, una fascia orizzontale è stata realizzata con del mastice miscelato ad ossidi di ferro, per conferirle un aspetto simile a quello delle parti antiche. La stessa mistura fu poi utilizzata per colmare lo spazio tra i frammenti, ad eccezione delle lacune superficiali e di alcune lesioni, probabilmente createsi in un secondo momento, stuccate con malta cementizia. Il medesimo mastice fu utilizzato infine come adesivo tra parti originali e la nuova cassa.
La pesante teca in cristallo posta a protezione del reperto subito dopo il restauro della fine del XIX secolo, se è risultata una efficace barriera meccanica, ha ostacolato, a causa del suo peso e della pericolosa movimentazione, regolari manutenzioni: le fonti ricordano solo, nel 1948, una verniciatura “a colla forte” del supporto, in realtà estesa anche all’originale.
La teca non garantiva inoltre condizioni microambientali idonee, tanto che il confronto con le pochissime fotografie ravvicinate del reperto ha dimostrato un aggravamento delle condizioni di conservazione: il progressivo degrado delle parti in ferro aveva causato distacchi e perdite di parti originali, alterandone inoltre pesantemente l’aspetto; tale degrado era stato di certo accelerato dalla collocazione sul supporto in legno, per sua natura igroscopico, nonché dalla conservazione nel luogo stesso del rinvenimento, caratterizzato da escursioni termoigrometriche molto ampie: in corrispondenza del laterale sinistro, ad esempio, era osservabile un accentuato spostamento nell'assetto del rivestimento, causato probabilmente dal rigonfiamento del legno sottostante, che ha determinato una fessurazione nel metallo.

 

Gabriella Prisco (già ISCR): RUP e Direttore lavori