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Anfora in vetro da Montecilfone, Campobasso

intervento di restauro

Come prima operazione si è dovuto condurre il microscavo del blocco di terra contenente il vaso. Man mano che i frammenti emergevano dalla terra, questi sono stati velati con garza di cotone e ciclododecano sciolto a bagnomaria, al fine di impedire un ulteriore suddivisione dei frammenti vitrei durante l’operazione di distacco dal terriccio. I frammenti rimossi dalla terra sono stati posti su un disegno che riportava l’esatta posizione di provenienza, con lo scopo di non perderla e di facilitare la successiva ricerca degli attacchi.
In seguito, la superficie interna dei frammenti è stata pulita e poi velinata; solo a questo punto, e a sublimazione del ciclododecano avvenuta, è stato possibile condurre la pulitura del lato esterno dei frammenti vitrei.
Le superfici scurite dall’ossidazione del manganese sono state schiarite applicando un agente riducente, e successivamente consolidate. In questo modo si è ridotto  il disturbo dell’impatto visivo dovuto alle macchie scure, senza tuttavia  rimuovere lo strato di silice idrata, che corrisponde alla superficie originale.
A questo punto si è potuta condurre la ricerca degli attacchi. I frammenti combacianti sono stati assemblati provvisoriamente con delle piccole strisce di nastro adesivo e gocce di un adesivo a base di cianacrilato. Spesso è stato necessario servirsi di supporti temporanei per sostenere delle porzioni di frammenti uniti, data la gran quantità di lacune presenti. I frammenti cosi montati sono poi stati  incollati a sezioni (anse, collo e spalla, orlo a imbuto, base e corpo), infiltrando della resina epossidica fluida perfettamente trasparente nelle rime di frattura. Alcuni frammenti con le fratture particolarmente consumate sono stati tenuti in posizione temporaneamente con dei gancetti in fil di ferro a forma di omega, fissati con del cianoacrilato.
Per la reintegrazione delle lacune sul vetro, il laboratorio “Ceramiche, Vetri e Smalti” ormai da anni ha messo a punto e perfezionato quel che si chiama la “tecnica indiretta”, che prevede la realizzazione delle integrazioni fuori dall’oggetto, ed il loro conseguente incollaggio in loco.  Il principale vantaggio di questo metodo sta nel fatto che la porzione mancante in resina può essere lavorata lontano dal manufatto, evitando così pericolose e inutili sollecitazioni.
Per integrare le numerose lacune dell’anfora si sono innanzitutto realizzate delle lastre di resina epossidica colorata nell’impasto del tono del vetro. Dalla lastra cosi ottenuta sono state ritagliate sagome adatte a riempire le lacune da integrare. Per ottenere la curvatura giusta, le lastre di resina ritagliate sono state curvate a caldo con l’aiuto del phon. Le integrazioni sono state poi incollate nello spazio lasciato dalla lacuna.
Piccole lacune sono state colmate colando direttamente la resina in loco, su una controforma che tratteneva la resina.