• home
  • Restauri - Restauri in corso

Autoritratto in argilla di Ippolito Scalza, Orvieto

tecniche di esecuzione

La testa è stata realizzata con un impasto di argilla caricata con fibre organiche, che hanno la funzione di contrastare il ritiro della creta durante la sua asciugatura e di evitare la formazione di crepe. Inoltre, l’inserimento delle fibre organiche rende l’impasto più leggero. Spesso in altre opere in terra cruda si trova utilizzata della paglia sminuzzata a questo scopo. Nell’impasto argilloso adoperato per la testa di san Tommaso si sono riscontrati invece, all’osservazione al microscopio, dei filamenti colorati, che sono stati identificati come fibre di lana tinta. Probabilmente Ippolito Scalza disponeva di residui della lavorazione della lana che ha pensato bene di mescolare all’argilla usata per la costruzione del suo modello.
L’impasto è stato modellato sovrapponendo porzioni di argilla, come si vede chiaramente in alcuni punti che non sono stati lisciati perché non in vista, ad esempio nella parte inferiore delle barba. La superficie dell’argilla è stata infine coperta da uno scialbo, ottenuto per applicazione di grassello di calce. L’intento era evidentemente quello di chiudere le porosità dell’impasto argilloso e di dare un colore bianco alla superficie, che cosi appare più simile al marmo.
Quando è stato possibile rimuovere la testa dal suo basamento, ovvero a consolidamento ultimato, si è potuto osservare l’interno del collo, ottenendo informazioni interessanti sulla tecnica con cui l'artista ha costruito il modello della statua: è stata trovata infatti un’asse in legno di pioppo inserita nella cavità del collo e in quella della testa. L’estremità a vista è circondata con della paglia, poi avvolta con una corda di canapa. Nell’argilla si sono conservate le impronte della corda, e quindi si può dedurre con ragionevole certezza che si tratti dei materiali originali, risalenti al momento della costruzione del modello. Il legno inserito nel collo è probabilmente quel che resta dell’impalcatura di cui si è servito l’artista al momento della realizzazione dell’opera: bisogna immaginare un’armatura realizzata con assi in legno, rivestite con paglia e corde. Intorno a quest’anima lo scultore ha poi applicato e modellato l’argilla. Una volta finito il modello, questo è servito per la realizzazione della statua in marmo mediante riporto delle misure dal modello al blocco di pietra. Ciò poteva avvenire tramite l’utilizzo di gabbie in legno, filo a piombo e compasso, oppure con uno strumento chiamato “definitore”, costituito da un cerchio graduato che si fissava orizzontalmente sulla sommità del modello, come descritto nel trattato “Della statua” (1462) di Leon Battista Alberti.