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Quattro maschere teatrali giapponesi

Quattro maschere teatrali giapponesi
XVII-XIX secolo
Museo delle Civiltà, Roma

 

Deme Mitsutaka (attr.)
Waka-onna,
seconda metà XVII sec.
cm 21,5 x 13,7 x 5,6

Deme Sukemitsu (o Uman)
Hannya
seconda metà XVIII sec.
cm 21 x 16 x 8,5

Ignoto
KarasuTengu
metà XIX sec.
cm 21,5 x 18,2 x 16,5

Deme Mitsunori
Ko-beshimi  
fine XVII – inizio  XVIII sec.
cm 24,6 x 14,5 x 9

Legno hinoki e pawlonia intagliato dipinto e decorato con materiali polimaterici

Si tratta di manufatti polimaterici, in legno scolpito, dipinto, laccato e dorato con polveri o foglie metalliche, cui si aggiungono elementi quali crini di cavallo, lamine, carta, inserti di vetro e fibre tessili.

I quattro personaggi rappresentati sono:
Waka-onna, donna giovane, con le caratteristiche della beltà tipiche del periodo Heian, sorriso appena accennato, finte sopracciglia alte sulla fronte, denti dipinti di nero,
Hannya, donna accecata dalla gelosia e dalla rabbia e trasformata in demone, con corna e canini appuntiti
Karasu Tengu, spirito capriccioso e dispettoso, caratterizzato dal becco di corvo,
Ko-beshimi, figura demoniaca dalla bocca serrata, che può usare il suo potere anche per fare del bene.

La collezione è stata sottoposta a studio ed intervento conservativo presso i laboratori dell’ISCR, attuando differenti azioni interdisciplinari, anche per aggiornare ed incrementare le lacunose conoscenze sui materiali utilizzati in queste tecniche artistiche.

Alla tradizione giapponese appartengono le specie legnose degli intagli, hinoki e paulownia. Le lamine metalliche sono per lo più realizzate a sbalzo in rame dorato o in leghe assimilabili all’ottone, come sugli occhi della maschera Hannya. In origine anche i globi oculari di Ko-beshimi e gli incisivi superiori di Hannya erano coperti da simili inserti, attualmente perduti.

Tra il legno e gli strati pittorici di Karasu Tengu e Ko-beshimi è applicata con colla animale una carta bianca di fibre k?zo, probabilmente di riuso.

I componenti della preparazione, dalla texture liscia e opaca, sono costituiti da gofun (inerte ricavato dalla macinazione dei gusci di molluschi) e colla nikawa (dalla pelle di mucca o di cervo), applicati in miscela a pennello, fino a venticinque strati sovrapposti.

Negli strati pittorici trovano impiego i pigmenti della pittura tradizionale su seta e su carta miscelati a colla nikawa. Alcuni dettagli, come le labbra, possono essere realizzati con lacca urushi pigmentata. Sulla superficie vengono eseguite velature per conferire agli incarnati maggiore espressività.

La complessità e molteplicità dei materiali costitutivi ha condizionato inevitabilmente le scelte operative. In particolare, il problema dell’adesione degli strati pittorici ha richiesto una sperimentazione sugli adesivi, che ha messo a confronto prodotti e prassi operative giapponesi e italiane.

Le opere sono state esaminate con tecniche non invasive (EDXRF, IRFC, UV). Un interessante approfondimento è stato realizzato con il progetto IPERION.CH, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna (Tomografia ai raggi X con strumentazione portatile) e il team Visual Computing Lab (ISTI-CNR) che ha curato la digitalizzazione 3D delle maschere.

Gruppo di lavoro

Federica Zalabra: progettista e direttore dei lavori
Federica Di Cosimo, Costanza Longo: restauratori, progettisti e direttori operativi degli interventi conservativi
Vera Quattrini: specialista per gli aspetti tecnici, storici e linguistici
Fabio Talarico: indagini chimiche
Maria Rita Giuliani, Giulia Galotta, Gianfranco Priori: indagini biologiche
Mauro Torre: indagini fisiche e multispettrali
Elisabetta Giani: indagini microclimatiche
Angelo Raffaele Rubino: documentazione fotografica e tecniche di imaging
Mara Bucci: documentazione grafica
Giovanni Carelli, Flavio Garzia, Alessandro Pierangeli e Luciano Cinone: assistenza tecnica e logistica
Museo Nazionale L. Pigorini, MIUR (Unibo, Dipartimento di Fisica e Astronomia), CNR (Visual Computing Lab ISTI-CNR, Pisa): Progetto IPERION_CH.it
Luciana Rossi, Loretta Paderni, M. Francesca Quarato: funzionari responsabili del Museo L. Pigorini
Valentina Ruggiero: tesi di diploma SAF ISCR a.a. 2015-16 e restauro