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  • Restauri - Restauri conclusi
  • Il rotolo dipinto giapponese "dei trentatré cavalli", Museo Stibbert, Firenze

  • Alla stanga, Giovanni Segantini, Galleria nazionale d'arte moderna, Roma

  • Tibiae, Museo degli Strumenti Musicali, Roma

  • Rotella da parata in cuoio. Museo Bagatti-Valsecchi, Milano

  • Gli affreschi di Polidoro da Caravaggio dal Casino del Palazzo del Bufalo a Roma

  • Angelo in maiolica, Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

  • Storie di Sant'Orsola. L'arrivo a Colonia, Vittore Carpaccio, Gallerie dell'Accademia, Venezia

  • La cassaforte della casa dei Vettii, Pompei

  • Cromatica, Guido Strazza, Macro, Roma

  • Mappa toroidale di 5 paesi e 4 colori, Sergio Lombardo, Macro, Roma

  • Il Satiro Danzante di Mazara del Vallo

  • La peschiera della villa romana di Torre Astura, Nettuno, Roma

  • Il polittico di Santa Sabina, cappella di San Tarasio, chiesa di San Zaccaria a Venezia

  • Elefantino di piazza della Minerva a Roma

  • Baia sommersa, Villa dei Pisoni, Pavimento in mosaico bianco

  • Baia sommersa, Terme di Punta dell'Epitaffio. Pavimento in opus sectile

  • Baia Sommersa, Via Erculanea

  • Pietà con San Giovanni, la Maddalena e un Vescovo, Chiesa di Sant'Agostino, Gallese

  • Il Mitra tauroctono dalla Civita di Tarquinia

  • Gonfalone storico dell'università La Sapienza di Roma

  • Amore in caccia, Adamo Tadolini - Museo Mario Praz

  • Bandiera storica Guardia di Finanza, Roma

  • Bandiera della Repubblica Romana, 1849

  • Clipeo raffigurante il Salvatore Benedicente, Guidonia Montecelio (RM)

  • La Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo di Guercino

  • Chiesa di Santa Marta
    stucchi della controfacciata

Restauri conclusi

  • La sala delle maschere e il corridoio 131 della Domus Aurea, Roma

    Dal 2004 l’Iscr ha avviato i lavori di restauro e conservazione degli affreschi e del mosaico pavimentale della sala delle maschere e del corridoio 131. I lavori hanno interessato sia gli aspetti conservativi degli apparati pittorici che il confinamento ambientale e microclimatico delle due sale, introducendo dei sistemi tecnologici innovativi con sistemi di chiusura e di monitoraggio del microclima che potranno consentire la riapertura e la fruizione pubblica controllata delle sale.   

    Il progetto ha sviluppato dal punto di vista tecnologico un precedente intervento avviato a partire dal 1984 dall’allora Istituto Centrale per il Restauro con la Soprintendenza archeologica di Roma che aveva previsto la chiusura sperimentale dei due ambienti. Si decise di tenere sottocontrollo il microclima, causa principale del degrado degli affreschi, confinando gli ambienti attraverso dei sistemi di chiusura con porte a tenuta stagna per stabilizzare i parametri termo-igrometrici evitando i dannosi scambi di aria carica di inquinanti atmosferici tra interno e esterno delle sale. Dopo 25 anni di sperimentazione, grazie a costanti monitoraggi ambientali e ai test sperimentali, l’Iscr ha potuto confermare la piena validità dell’impostazione scientifica del confinamento ambientale che è stato oggi riproposto con le necessarie innovazioni tecnologiche.

     

    È disponibile la visita virtuale delle due sale sul sito dedicato al restauro:
    http://domusaurea-salamaschere.beniculturali.it/

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  • Baia sommersa, Villa con ingresso a protiro. Ambiente pavimentato con mosaico bianco

    A sud-ovest della Villa dei Pisoni, lungo una strada ora insabbiata, sono stati individuati ambienti termali; sul lato opposto una schiera di negozi ed una villa privata, che si estende per circa 120 metri sul fronte stradale, denominata convenzionalmente “Villa con ingresso a protiro”. Si tratta di una delle numerose villae maritimae che si trovavano lungo le sponde del lacus baianus. La villa è composta da due aree ben delineate, una termale ed una residenziale, separate da un bacino rettangolare in comunicazione con il mare ed ornato da statue, una delle quali (del tipo dell'Afrodite dei Giardini di Alcamene, oggi conservata nel museo dei Campi Flegrei) è stata recuperata alla fine degli anni '90 del novecento. L'ingresso a protiro era inquadrato da una coppia di colonne e da due lunghi sedili in muratura; oltrepassato il vestibolo (sul quale si affacciava l'ambiente dell'ostiarius o portinaio), si giungeva nell'atrio che aveva pareti rivestite di marmo, in modo simile agli ambienti adiacenti che, in diversi casi, presentavano una pavimentazione in mosaico. In particolare, un mosaico pavimentale composto da tessere bianche (ambiente 14) e un mosaico a tessere bianche e nere ornato da motivi geometrici (esagoni e pseudo emblema con cerchi e pelte). A sud dell'atrio si apre una grande aula absidata (l'emiciclo sul fondo è ampio ben 10,37 m.), che probabilmente non era prevista nel progetto iniziale, simile, anche per il ricco rivestimento in grandi lastre marmoree, alle aule tardo-imperiali delle ricche domus di Ostia.

    Nell’ambiente “14" presso la Villa con ingresso a protiro è situato un pavimento a mosaico che misura 2,50 x 4,50 m circa ed è realizzato con tessere bianche. L’ambiente, la cui ampiezza non è possibile definire perché in parte crollato, è circoscritto da murature in opera reticolata.

    Dato l’interesse che presentava l’area dove esso si trova e le sue condizioni precarie, il mosaico è stato oggetto di un primo intervento di restauro, eseguito dall’ISCR nel 2003 nell’ambito del progetto Restaurare sott’acqua. Nel corso dei lavori sono stati sperimentati strumenti e metodologie di intervento per la conservazione e la protezione in situ, quindi è stato realizzato il restauro, il consolidamento strutturale, e infine la copertura con geotessuto bianco.

    Durante la seconda campagna, che ha avuto luogo nel 2004, è stata effettuata la manutenzione ordinaria degli interventi di restauro del 2003 e quindi il mosaico è stato nuovamente coperto con telo in geotessuto bianco. Nel 2005 è stata eseguita un’operazione di controllo, durante la quale sono state verificate le buone condizioni di conservazione del mosaico e quindi non è stato ritenuto necessario intervenire. Durante la campagna del 2011 sono stati compiuti localizzati risarcimenti della malta perimetrale non più aderente agli strati preparatori, e sono state pulite le superfici trovate libere dalla copertura. Infine è stata sostituito il telo di geotessuto con uno nuovo in cui è stata tagliata una apertura di forma quadrata , una sorta di “finestra” per consentire la visione del pavimento durante le visite subacquee. Nella campagna del 2012 è stata rimossa completamente la vecchia malta sul cordolo perimetrale lungo il lato N, ormai danneggiata, e sostituita con una nuova appositamente pigmentata per garantire la minima interferenza cromatica.

    Il lavori di restauro svolti dall’anno 2003 e fino all’anno 2010, sono stati effettuati sotto la direzione di Roberto Petriaggi.

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  • Il terzo restauro dei bronzi di Riace

    Nel 2009, cogliendo l’occasione della ristrutturazione di Palazzo Piacentini, sede del Museo Archeologico di Reggio Calabria, le due statue sono state rimosse dai loro basamenti e adagiate in posizione orizzontale; ciò ha permesso di effettuare gli accertamenti sullo stato di conservazione dell'interno delle statue. Nei manufatti si erano avviati nuovi ed estesi processi di corrosione, generati da una serie di fattori: l’intrinseca reattività del materiale costitutivo, la presenza di parte delle terre di fusione generatrici di processi di corrosione e l’incostante situazione climatica espositiva.
    Questa operazione, nata con l’intento di effettuare dei controlli approfonditi a venti anni dall’ultimo intervento, si è trasformata in un restauro vero e proprio (il terzo) progettato, coordinato e realizzato dagli specialisti dell’ISCR in sinergia con la Soprintendenza Archeologica della Calabria. L’obiettivo dell’operazione è divenuto l’eliminazione dei processi di corrosione interni ed esterni e una migliore  e completa (per quanto possibile) asportazione delle terre residue all’interno. In questa circostanza si è potuta effettuare una pulitura puntuale dai residui di sedimenti e depositi ancora attestati sulle superfici esterne, con una particolare attenzione alle zone che avevano subito lavorazioni a cesello successive alla fusione.

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  • Il relitto di San Pietro in Bevagna

    Nell’anno 2009, il “Relitto dei sarcofagi” è stato oggetto di un cantiere promosso dal Nucleo per gli interventi di Archeologia Subacquea dell’ISCR, a seguito di un articolato progetto ideato dall’allora direttore del Nucleo dott. Roberto Petriaggi. Il progetto ha previsto il restauro, la conservazione e la musealizzazione in situ dei sarcofagi marmorei con la creazione di un itinerario di visita subacqueo. 

     

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