• home
  • Restauri - Restauri conclusi

Il Satiro Danzante di Mazara del Vallo

intervento di restauro

Dopo il suo recupero, il Satiro è stato sottoposto ad un primo ciclo di lavaggi per l’estrazione dei sali solubili, inizialmente a bagno in acqua di rete e successivamente in acqua demineralizzata. Le acque residue sono state sottoposte al controllo per la valutazione qualitativa e quantitativa dei sali disciolti. Il reperto è stato quindi disidratato con impacchi di alcool etilico puro, seguiti da un trattamento di disidratazione in un tunnel di ventilazione forzata ad aria calda. La statua, dopo le fasi iniziali che comprendevano anche una campagna analitica, è stata posizionata su un dispositivo di sostegno, progettato nel rispetto della complessa anatomia della scultura e realizzato per permettere la movimentazione dell’opera durante i lavori. Il bronzo è stato sottoposto alla fase più importante e delicata dell’intervento di restauro: la pulitura. Sono state scelte alcune zone rappresentative delle varie tipologie di incrostazioni, prodotti di corrosione incoerenti e depositi organici, per eseguire venti tasselli costituenti altrettante prove di pulitura, che hanno permesso di stabilire le metodologie di intervento. Sono stati scelti metodi di tipo meccanico, integrati da metodi di tipo chimico. Sono stati usati strumenti quali bisturi, specilli, microscalpelli, microfrese in acciaio, tungsteno e diamante per abbassare e abradere le concrezioni. Inoltre sono stati impiegati l’ablatore ad ultrasuoni con punte a scalpello e a spillo, e microincisori per facilitare la rimozione delle spesse concrezioni. L’intervento ha richiesto l’impiego di prodotti chimici quali l’alcool etilico, le resine a scambio ionico cationiche forti, l’E.D.T.A., usato ad impacco con supportante inerte: questi prodotti hanno consentito di ammorbidire e disgregare la parte carbonatica delle concrezioni. In alcuni casi l’operazione è risultata particolarmente lunga e difficoltosa a causa della durezza e compattezza delle concrezioni strettamente aderenti alla superficie originale molto mineralizzata, incoerente e fragile. Una particolare cura, in questa fase dell’intervento, è stata riservata al volto, a causa della compattezza della patina bruna che lo ricopriva e ne alterava i lineamenti. Questa pigmentazione, procurata da minerali di ferro presenti nel sito di giacitura, è stata alleggerita con impacchi di EDTA, alcool etilico e acqua demineralizzata. La colorazione bruna rimasta, compenetrata nella patina superficiale, è stabile. La fase più complessa della pulitura riguardava le superfici interne della statua per la complessità di dover lavorare in zone non visibili. Avvalendoci di tecniche in uso in campo medico, la video endoscopia, con il supporto di sonde realizzate per l’uso specifico, siamo riusciti a prendere visione di zone remote dell’interno per intervenire secondo le necessità con i medesimi metodi. Dopo aver esaminato con particolare cura l’interno della statua, abbiamo dovuto constatare l’assoluta mancanza della terra di fusione, necessaria per poter individuare la zona di produzione della statua. Questo fatto si spiega con la presenza delle grandi lacune che hanno permesso il completo dilavamento durante la giacitura nel fondale marino. Successivamente si è ritenuto opportuno procedere nuovamente a cicli di lavaggi, per una totale estrazione dei sali solubili. Tale operazione, in considerazione della notevole mineralizzazione del metallo e della grande concentrazione di piombo contenuto nella lega, è stata eseguita con ripetute nebulizzazioni di acqua demineralizzata. E’ stato necessario procedere alla reintegrazione di alcune lacune nei punti che presentavano un maggior rischio strutturale. In particolare è stata integrata la lesione presente sulla spalla, la lunga fessura tra i glutei ed è stato ricollegato l’alluce al piede. E’ stato eseguito, un trattamento di inibizione della corrosione, con il Benzotriazolo  sciolto in alcool etilico per impedire nuovi fenomeni di degrado. Il B.T.A. è stato dato a pennello e il trattamento è stato ripetuto più volte fino alla completa imbibizione del metallo. Con questo procedimento necessario per la conservazione, si è ottenuto anche il risultato di migliorare l’aspetto estetico delle patine superficiali danneggiate dai processi di corrosione, ottenendo delle tonalità più uniformi. La superficie molto porosa  del Satiro ha richiesto un consolidamento delle patine conseguito mediante l’impiego di una resina acrilica soluta in una miscela di Mek e Ottano. Il consolidante è stato utilizzato in più mani consecutive, preceduto dall’applicazione del solvente stesso per favorirne la migliore penetrazione. Il consolidante ha reso più compatte e solidali tutte quelle zone che avevano perso lo strato esterno e ha svolto anche la funzione di protettivo finale. La gamba sinistra, nonostante la presenza di evidenti zone di contatto, non è stata unita al corpo. Si è preferito ricorrere ad un vincolo di tipo meccanico per tenerla in posizione, un supporto in acciaio collegato all’asta principale per evitare lo stress dovuto al notevole peso.


Al restauro prese parte anche Ines Felici (già ISCR).