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Prima bandiera dell'Arma dei Carabinieri
analisi storico-critica
Nel 1894 fu concessa la Bandiera alla Legione Allievi del Corpo dei Carabinieri Reali da parte del re Umberto; diventò la bandiera di guerra dell’Arma. “…Legate alla sua asta, c’erano le prime della lunga serie di ricompense al Valor militare che nel tempo avrebbe guadagnato sul campo: le due medaglie di bronzo concesse all’allora Corpo dei Carabinieri Reali per la “condotta ammirevole” tenuta durante la Prima guerra d’Indipendenza, alle quali sarebbero seguite, negli anni a venire, la Medaglia d’argento al valor militare concessale per la carica di Pastrengo, la Medaglia d’oro di Benemerenza istituita per il terremoto calabro-siculo del 1908, la Medaglia d’argento al valor militare per la campagna italo-turca. Ne ha vista tanta, di storia patria, la Bandiera dell’Arma. Partì dalla Legione Allievi con il Reggimento mobilitato il 24 maggio 1915, incontro alla Grande Guerra; e lì tornò nel 1920, più lacera e sporca di prima, ma anche folgorante di una nuova decorazione, la Medaglia d’oro al valor militare per l’eroica partecipazione dei Carabinieri alla Prima guerra mondiale. Sopravvisse , il prezioso drappo, ai giorni drammatici e convulsi che misero fine al Secondo Conflitto mondiale, quando all’indomani dell’Armistizio dell’8 settembre, con la Legione Allievi occupata dai tedeschi, si trovò addirittura nascosto e sotterrato nel Museo Storico dell’Arma. Vi rimase fino al novembre del 1944, quando una solenne cerimonia nella capitale liberata ne suggellò il ritorno alla sua sede originaria: l’ufficio del Comandante della Legione Allievi. Qui il vessillo è rimasto, protetto dalla teca lignea realizzata dall’artista Giovanni Granata nel 1921, fino al 1946: la Repubblica Italiana era appena divenuta realtà, la Bandiera di tutte le armi e corpi dell’Esercito era stata sostituita, e la sua “decana” non poteva che tornare al Museo Storico, stavolta come “cimelio n.1”[1]