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Il paliotto di San Domenico, Museo dell'Opera del Duomo, Orvieto

stato di conservazione e interventi precedenti

Le vicende storiche non hanno favorito la conservazione del paliotto, alle cui condizioni di degrado fa già riferimento un documento del 1890. Il manufatto era ripiegato più volte su se stesso, con evidenti segni di deformazione in corrispondenza delle linee di piegatura. Appariva inoltre evidente un danno probabilmente prodotto da percolazione di acqua allo stato liquido, con conseguente irrigidimento localizzato del cuoio e gore sul verso.

Lesioni della grana di lieve e media entità erano localizzate soprattutto nella parte sinistra del manufatto; le prime diffuse sulle pelli della zona inferiore, le seconde maggiormente localizzate nel fregio. Le mancanze della grana e le lacune di profondità possono essere ricondotte alle tensioni generate dalle cuciture fra le pelli e dai punti di ancoraggio alla struttura di sostegno.

Le lacune interrompono una continuità strutturale del supporto già compromessa dal cattivo stato di conservazione dei bordi delle pelli: alla rottura dei fili di cucitura è infatti spesso associata la presenza di lacerazioni e  distacchi di frammenti. Alcune erosioni, visibili sul verso, sono riconducibili a una pregressa infestazione entomologica.

Diverse toppe erano state inserite a risarcimento delle lacune durante interventi precedenti, alcune delle quali realizzate reimpiegando, com’era consuetudine, frammenti di altri arredi in cuoio dorato. Tutta la superficie è interessata da lacune e abrasioni degli strati decorativi, in corrispondenza delle quali si evidenzia anche l’ossidazione della lamina metallica sottostante.

In alcune campiture si riscontrano crettature molto accentuate causate dal ritiro del legante oleoso in fase di asciugatura.

Nella parte inferiore del riquadro centrale sono visibili tracce di combustione.