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Monumento ai Caduti - L'intervento di restauro

Il ‘Monumento ai Caduti della Prima guerra Mondiale’ di Amleto Cataldi è collocato all’interno dei giardini della Città Universitaria di Sapienza, nei pressi delle facoltà di Geologia e Scienze Politiche.

Il cantiere didattico che ha avuto ad oggetto il restauro dell’opera è stato suddiviso in due fasi: una conoscitiva e analitica, ed una operativa. Nel mese di luglio, montato il ponteggio, la scultura è stata sottoposta ad uno studio che ha visto l’azione sinergica di diverse professionalità dell’Istituto Centrale del Restauro e di vari laboratori. Inizialmente sono state eseguite la documentazione fotografica (E. Loliva) e il rilievo fotogrammetrico per la generazione di un modello tridimensionale (A. Rubino, C. Santangelo), che è stato utilizzato per la documentazione grafica realizzata dalle nostre studentesse. Contestualmente il laboratorio di chimica dell’ICR (M. Ioele, L. Gianni) ha realizzato una approfondita campagna diagnostica preliminare, che si è poi rivelata di fondamentale importanza non solo per il progetto di restauro, ma anche per avvalorare alcune ipotesi inerenti la ricerca storico-artistica formulate dalla Direzione lavori (A. Rorro, ICR; E. Billi, Sapienza) e lo studio tecnico esecutivo realizzato dalla Direzione Operativa (F. Angelo, A. Di Giovanni, S. Ferrari, L. Sforzini).  
Le studentesse Elena Adanti, Eleonora Bellucci, Michela De Agrò ed Eleonora Scafuri, seguite dai docenti F. Angelo, A. di Giovanni, S. Ferrari e L. Sforzini, hanno avuto l’occasione in queste settimane di avvicinarsi alle superfici del monumento approfondendo lo studio delle tecniche esecutive e delle forme di degrado presenti, approcciando poi all’intervento operativo con maggiore consapevolezza.

Cenni sulle tecniche esecutive

L’opera è realizzata con la tecnica della fusione a cera persa di tipo indiretto. La formatura è stata eseguita per parti, che sono state fuse separatamente e poi assemblate con diverse tecniche di saldatura, a volte molto mimetiche, in altri casi più evidenti. La caratterizzazione delle superfici è avvenuta per la maggior parte preliminarmente alla fusione e dunque sulla cera stessa: questo è evidente dalla morbidezza dei segni di lavorazione e dai bordi arrotondati dei solchi lasciati dagli strumenti. Si distinguono sulla scultura diverse tipologie di tasselli di riparazione, alcuni molto raffinati e sostenuti anche da piccoli rivetti perimetrali, altri di forma tondeggiante piuttosto grossolani, fissati alla loro sede attraverso una lega prevalentemente in piombo, con scarsa cura. Questa seconda classe di riparazioni è con certezza ascrivibile al periodo post bellico, quando l’opera fu risanata dai danni subiti durante il bombardamento del quartiere San Lorenzo, che colpì anche la Città Universitaria. In merito all’analisi delle leghe, grazie alle indagini eseguite dal laboratorio di chimica ICR, è stato riscontrato che l’opera è realizzata con un bronzo quaternario (rame, stagno, zinco e piombo), mentre gli elementi ‘aggettanti’, come le teste delle due figure, le loro braccia, la corona di alloro e lo scudo sono in ottone binario (rame e zinco). Internamente si presume sia presente una struttura portante in ferro, la cui presenza è rivelata all’esterno solo da alcuni punti caratterizzati dai tipici prodotti di corrosione di questo metallo.

Lo stato di conservazione

La scultura si presentava in cattivo stato di conservazione. Le superfici risultavano soggette a diverse forme corrosive, deturpanti, che alteravano la lettura unitaria del monumento. Le parti sommitali, vale a dire le teste, parte dei volti delle due figure, le braccia levate, la spada, la ghirlanda ed infine le spalle, erano interessate da una patina di colore verde chiarissimo, di spessore sottile, a tratti uniforme ed omogenea, mentre altre zone erano caratterizzate da una morfologia maculata. Come nella quasi totalità dei monumenti in bronzo esposti all’aperto, a interferire gravemente con la lettura unitaria del bene erano le linee geodetiche dovute al dilavamento dell’acqua piovana, le quali, a causa del loro doppio comportamento (corrosione anodica all’interno e catodica all’esterno) avevano generato delle vie preferenziali di corrosione, di colore chiarissimo tendente al grigio/bianco. Queste ‘zebrature’, che seguivano il ruscellamento dell’acqua sulle superfici, erano fortemente evidenti su gran parte dell’opera, percorrendola in tutta la sua altezza. Nelle zone di maggiore ristagno d’acqua, come ad esempio la parte interna inferiore dello scudo per la sua forma concava, ma anche i sottosquadri della Vittoria alata e del basamento, erano presenti incrostazioni e concrezioni anche di discreto spessore. Le parti basse della scultura erano soggette a spot circoscritti di colore verde chiarissimo/bianco (cloruri di rame e solfati di calcio), ed in particolare sul busto della Vittoria il metallo era stato profondamente segnato dalla formazione di crateri e perdita superficiale di materiale costitutivo.  I numerosi tasselli di riparazione di fattura piuttosto grossolana, riconducibili ad un intervento post bellico, sono caratterizzati da un perimetro di giunzione molto disomogeneo che crea una soluzione di continuità, con relativi avvallamenti ed imperfezioni: lungo i bordi, dunque, era possibile notare fenomeni corrosivi localizzati ed incrostazioni consistenti.

L’intervento di restauro

L’intervento di restauro è iniziato con una attenta depolveratura, avendo cura di rimuovere tutti i depositi incoerenti insinuati nei sottosquadri più profondi. Sulle superfici sono stati eseguiti lavaggi con acqua deionizzata e misurazione della conducibilità delle frazioni di lavaggio, facendo sempre seguire una fase di disidratazione mediante l’uso di solventi. A seguito della realizzazione di numerosi test di pulitura chimica, è stato necessario procedere calibrando le percentuali delle soluzioni impiegate ed i tempi di contatto secondo le differenti patine presenti, il loro spessore e la loro compattezza, al fine di attenuare in parte già con questa operazione le interferenze visive. La pulitura chimica è stata affiancata e alternata a mezzi meccanici più puntuali, come ad esempio l’uso di micromotore di precisione e frese/spazzolini di idonea durezza, ma anche bisturi, per la rimozione dell’ultimo strato di prodotti di corrosione instabili e di incrostazioni, avendo dunque la possibilità di esercitare un’azione controllata.  Dopo un ulteriore lavaggio anche per l’eliminazione completa dei residui di prodotti chimici impiegati e una accurata disidratazione, tutti i prodotti di corrosione instabili sono stati localmente rimossi e tali zone sono state sottoposte a trattamento di inibizione della corrosione. Come da consolidato protocollo metodologico stabilito dall’Istituto Centrale per il Restauro è stato applicato un multistrato di protettivi, il primo costituito da due strati di resina acrilica in soluzione addizionata con inibitore di corrosione, il secondo composto due stesure di cera microcristallina pigmentata e, una volta asciugata, lavorata con panno in pelle di daino. Questo ultimo prodotto costituisce un vero e proprio strato di sacrificio, poiché essendo il più esposto tende per primo a depolimerizzarsi. Prima dell’applicazione della cera microcristallina è stato eseguito il risarcimento delle lacune e di tutte le piccole soluzioni di continuità riscontrate, impedendo così che le acque meteoriche penetrino all’interno della scultura continuando a generare fenomeni di corrosione elettrochimica dall’interno a danno delle superfici.

Sarà condotto un programma di monitoraggio annuale delle superfici, finalizzato alla individuazione dell’eventuale ripresa di fenomeni corrosivi localizzati e al controllo degli strati protettivi applicati e saranno predisposte adeguate operazioni di manutenzione programmata sulla base del monitoraggio eseguito.

 

 

   

   

    Gruppo di lavoro

    Istituto Centrale per il Restauro

    Direttore dell’ICR: Alessandra Marino

    Direttore della Scuola di Alta Formazione di Roma: Francesca Capanna

Ufficio Direzione Lavori: Angelandreina Rorro (Direttore Lavori), Francesca Angelo, Antonella Di Giovanni, Stefano Ferrari, Livia Sforzini (Direttori Operativi), Marcella Ioele, (indagini diagnostiche), Cristina Udina (aspetti architettonici), Cristina Lollai (aspetti di comunicazione).
Gruppo di Progettazione: Angelandreina Rorro (aspetti storico-artistici), Francesca Angelo, Antonella Di Giovanni, Stefano Ferrari, Livia Sforzini (aspetti tecnico – conservativi), Cristina Udina (aspetti architettonici), Cristina Lollai (aspetti di comunicazione), Marcella Ioele, Lucia Conti, Liliana Gianni (indagini diagnostiche), Angelo Raffaele Rubino, Claudio Santangelo (rilievi metrici e volumetrici 3D, studio della forma), Edoardo Loliva (documentazione fotografica).
Supporto logistico: Flavio Garzia, Alessandro Pierangeli. 
Docenti restauratori: Francesca Angelo, Antonella Di Giovanni, Livia Sforzini, Stefano Ferrari.
Studentesse ICR – Percorso Formativo Professionalizzante (PFP) 4: Elena Adanti, Eleonora Bellucci, Michela De Agrò, Eleonora Scafuri


    Per il restauro del basamento:       
   Ufficio Direzione Lavori: Angelandreina Rorro (Direttore Lavori),
   Federica  Giacomini (Direttore Operativo)
   Con Consorzio Kavaklik restauro

Sapienza Università di Roma

Rettrice della Sapienza Università di Roma: Antonella Polimeni
Direzione Lavori Restauro scultura e basamento: Eliana Billi
Responsabile Unico del Procedimento: Williams Troiano

Responsabile Unico del Procedimento per la manutenzione edile: Stefano Tatarelli
Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione: arch. Williams Troiano
Direzione Area Gestione Edilizia: Enrico Bentivoglio
Direzione Lavori per le Opere edili: Giovanni Dibenedetto

Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma
Funzionario Responsabile: Mariella Nuzzo