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Un raro reperto etrusco al centro della mostra "Principi immortali. Fasti dell'aristocrazia etrusca a Vulci" al Museo di Villa Giulia

Data: 28/04/2014

Si inaugura il 29 aprile a Roma la mostra dedicata all'eccezionale ritrovamento della Tomba delle mani d'argento. L'Iscr coinvolto nello studio e nel restauro del rarissimo manufatto in metallo prezioso.

Nella primavera del 2013 veniva alla luce, durante gli scavi nella necropoli dell'Osteria a Vulci, la Tomba delle mani d'argento (databile intorno al 640-620 a.C.), che prende il nome dalle mani in argento, lavorate a sbalzo e con foglia d'oro applicate sulle unghie, rinvenute nell'ipogeo. Il reperto, rarissimo per tipologia e unico al modo per materiali (le poche mani in metallo rivenute finora in ambito etrusco sono in bronzo) è riconducibile ad una statua realizzata in materiali diversi (giunta a noi in stato molto lacunoso) e che faceva parte del corredo funerario appartenente ad un personaggio di altissimo rango della società vulcente.

L'Iscr ha partecipato sin dall'aprile del 2013 allo studio e al restauro del manufatto, fortemente degradato, su richiesta di Alfonsina Russo, Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale.  L'intervento si è svolto integralmente presso il Laboratorio di Restauro e Diagnostica del Parco di Vulci, ad opera di Stefano Ferrari (Iscr), Teresa Carta  (restauratrice della Società Mastarna che gestisce i servizi del Parco di Vulci) e Emanuele Ippolo (restauratore già allievo Iscr).

La prima fase di indagini è stata dedicata allo studio della natura della lega metallica e dei prodotti di corrosione (indagini condotte da Pino Guida, chimico Iscr). Si è in seguito deciso di ampliare la ricerca agli altri reperti e materiali pertinenti alle tre camera della Tomba delle mani d'argento. In questa seconda fase le indagini hanno riguardato lo studio delle fibre tessili presenti all'interno delle circa duemile borchiette di bronzo dorato e delle tracce di tessuto su due fibule in ferro (studio condotto da Maria Rita Giuliani), lo studio delle paste vitree e dei vaghi di faience (condotto da Paola Santopadre in collaborazione con Marco Verità della Stazione Sperimentale del Vetro di Venezia), e lo studio della provenienza di alcuni elementi in ambra (condotto da Giarcarlo Sidoti). E' in corso lo studio, a cura di Giulia Galotta, di alcuni campioni di legno afferenti al carro deposto nella tomba; Sandra Ricci analizzerà l'anello in osso che costituisce il collo dello sphyrelaton cui appartengono le mani e le borchiette cucite sul tessuto dell'abito. Lo studio e il restauro del reperto è stato diretto per l'Iscr dall'archeologa Giovanna De Palma.

E' prevista la pubblicazione dei risultati definitivi delle indagini scientifiche. 

La mostra che si inaugura martedì 29 aprile al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, resterà aperta fino al 29 giugno ed espone al pubblico, oltre alle Mani d'argento, l'intero corredo a noi pervenuto della aristocratica sepoltura.

Visita il sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell´Etruria Meridionale