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La "Morte di Adone" del Domenichino torna a Palazzo Farnese

Data: 17/03/2022

Concluso l'intervento di restauro dell'affresco staccato dopo due anni di lavoro

 
  L’ampia collaborazione avviata da tempo tra l’Ambasciata di Francia a Roma e l’Istituto Centrale per il Restauro è proseguita con la conclusione del restauro  dell’affresco staccato di Domenichino (Domenico Zampieri, Bologna 1581 – Napoli   1641) raffigurante la "Morte di Adone". L’affresco è stato riallestito
 lunedì 14 marzo 2022 nel Salone delle Firme di Palazzo Farnese alla presenza di Alessandra Marino, direttrice   dell’Istituto Centrale per il Restauro, di Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia, e di Daniela Porro, soprintendente presso la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di  Roma.
   Il restauro è stato interamente finanziato, progettato ed eseguito dall’Istituto Centrale per il Restauro, d’intesa con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma. 
   L’opera è parte di un ciclo di tre affreschi realizzati dall’artista tra il 1603 e il 1604 nel cosiddetto Casino della Morte, un piccolo edificio fatto costruire dal cardinale Odoardo Farnese quale dépendance intima e raccolta del grandioso palazzo di famiglia. 
   L’edificio venne decorato dall’équipe di artisti diretta da Annibale Carracci, già impegnata nella realizzazione di numerose imprese decorative per la famiglia Farnese, prima fra tutte la celebre galleria del palazzo. Attraverso Annibale, il giovane Domenichino ricevette l’incarico di realizzare i tre affreschi che impreziosivano le volte delle due sale del piano terreno nonché della loggia che si apriva sul giardino. 
   I soggetti dei tre dipinti, tratti dai miti classici e narrati da Ovidio nelle Metamorfosi, sono Narciso alla fonte, Apollo e Giacinto e appunto "La morte di Adone", ovvero tre tragiche storie in cui la morte del protagonista è causa della nascita di un fiore, palese richiamo ai gigli dell’emblema araldico dei Farnese nonché soggetto ideale per un edificio da giardino, dove venivano coltivate proprio le specie floreali la cui origine è rappresentata nei dipinti.
   Nell’affresco è raffigurato il momento in cui Venere, scesa dal cocchio dorato trainato da due cigni, si abbandona alla disperazione nel trovare l’amato Adone agonizzante a terra, ferito a morte da un cinghiale. Cupido, due putti alati e il cane fedele del giovane morente assistono alla scena, ambientata in un paesaggio collinare, anticipazione di quel genere paesaggistico cui l’artista avrebbe dedicato una parte molto felice della sua produzione. Tra i ciuffi d’erba in primo piano sboccia l’anemone, fiore generato dal sangue di Adone.
   Ben presto il Casino della Morte perse tutto il suo ricco apparato ornamentale, ma gli affreschi di Domenichino rimasero in situ fino al 1817, quando, su iniziativa del marchese Fuscaldo, plenipotenziario del Re delle Due Sicilie, erede delle proprietà Farnese, essi vennero distaccati, anche per il loro cattivo stato di conservazione, e trasferiti a Palazzo Farnese, in una sala adiacente alla Galleria dei Carracci.
   Artefice dello stacco fu uno dei più importanti restauratori europei del primo Ottocento, Pietro Palmaroli, già autore, pochi anni prima, del riuscito distacco della Deposizione dalla croce di Daniele da Volterra a Trinità dei Monti. 
  Oggi i tre affreschi si conservano riuniti nella Sala delle Firme nell’appartamento dell’Ambasciatore.
   L’intervento appena concluso su Morte di Adone segue quello sempre 
a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro, nel 2018, sul "Narciso alla Fonte".
   Il restauro è stato eseguito nella ex chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, adibita a laboratorio ICR.
   Dopo una puntuale campagna fotografica, preliminarmente al restauro si è condotta un’ampia campagna di indagini scientifiche per caratterizzare i materiali costitutivi originali, individuare i prodotti del degrado e i materiali riferibili ai precedenti interventi di restauro.
   Le riprese fotografiche in luce UV, all’infrarosso e l’indagine radiografica si sono sommate alle analisi biologiche, chimiche e mineralogiche.
   Gli esiti della diagnostica hanno supportato le scelte metodologiche adottate     nell’esecuzione dell’intervento.
   Per scaricare il comunicato stampa in allegato clicca qui
   Per scaricare la rassegna stampa in allegato (a cura di Valentine Bouchachi) clicca qui
   Per vedere il servizio del TG R Lazio del 14/03/2022 ore 14:00 clicca qui
   Foto courtesy of Edoardo Loliva

   Gruppo di lavoro

   Progettisti: Laura D'Agostino, Carla Giovannone
   Direttore dei Lavori: Laura D'Agostino
   Direttore operativo: Carla Giovannone
   Responsabile per le ricerche documentarie e gli apparati didattici: Federica Giacomini
   Responsabile per la promozione e comunicazione: Cristina Lollai
   Responsabile per le indagini biologiche: Giulia Galotta
   Responsabile per le indagini chimiche: Giancarlo Sidoti
   Responsabile per le indagini mineralogiche: Lucia Conti
   Responsabile per le indagini multispettrali: Mauro Torre
   Responsabile per le indagini radiografiche: Roberto Ciabattoni

   Responsabile per la documentazione fotografica: Edoardo Loliva
   Responsabile per le indagini UV ad alta definizione: Angelo R. Rubino,
   Claudio Santangelo
   Responsabile per l'allestimento nell'ex chiesa di Santa Marta: Cristina Udina
   Responsabile per le opere di accantieramento e contabilità: Rocco D'Urso