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La storia dell'Istituto
L'Istituto Centrale per il Restauro, che subentra con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 dicembre 2019, n. 169 all'Istituto superiore per la conservazione e il restauro (denominazione assunta con D.P.R. 26 novembre 2007, n. 233) venne fondato nel 1939 con il nome di Istituto Centrale del Restauro (legge n. 1240 del 22 luglio) su progetto di Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi, e con il sostegno politico del ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai.
La legge istitutiva non fu, tuttavia, un semplice atto amministrativo, ma il frutto di una profonda riflessione teorica il cui nucleo principale è la relazione dal titolo “Restauro delle opere d’arte. Progettata istituzione di un Gabinetto centrale del restauro”, presentata da Argan nel luglio dell’anno precedente al convegno dei Soprintendenti tenutosi a Roma presso la Sala Borromini.
Questo documento è di importanza basilare perché propone un modello organizzativo e metodologico multidisciplinare del tutto innovativo, creato nell’ambito della lungimirante riforma Bottai delle Antichità e Belle Arti, alla quale si deve la promulgazione, sempre nel 1939, della legge n. 1089 Tutela delle cose d'interesse artistico o storico, legge rimasta in vigore fino al Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali (Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490).
Cesare Brandi, primo direttore dell’Istituto fino al 1959, mise a punto, sviluppò e attuò quel modello pionieristico, che prevedeva la creazione di una struttura pubblica di ricerca e di riferimento che unificasse a livello nazionale le metodologie del restauro sulle opere d’arte e sui reperti archeologici, e superasse il tradizionale concetto di restauro empirico, fino ad allora condotto per lo più da artisti. Si definivano, quindi, principi metodologici chiari, inserendo a pieno titolo il restauro nel campo critico delle discipline storiche e non più semplicemente in quello artistico o tecnico. In quest’ottica anche l’urgenza di ricondurre il restauro su un terreno multidisciplinare, nel quale all’iter progettuale dell’intervento concorrevano storici dell’arte, archeologi e restauratori con l’indispensabile supporto dei laboratori scientifici.
L’Istituto fu inaugurato il 18 ottobre 1941 alla presenza del ministro Bottai nella sede del cinquecentesco palazzo Borgia Cesarini e di parte dell’annesso ex convento di San Francesco di Paola. Per l’adeguamento funzionale e l’allestimento tecnologico, fino al design degli arredi, fondamentale fu l’affidamento del progetto all’architetto Silvio Radiconcini che, in una visione organico-funzionale, seppe coniugare perfettamente gli ambienti operativi e le attività che vi si dovevano svolgere. L’articolazione funzionale degli spazi prevedeva anche una sala per le mostre e la biblioteca.
Ugualmente innovativa nel panorama internazionale dell’epoca fu la creazione della Scuola per l’insegnamento del restauro che, per la sua particolare impostazione, rivoluzionò la vecchia concezione empirica ed artigianale. La legge 1240 prevedeva, infatti, un corso triennale con diploma finale che abilitava all’esercizio della professione di restauratore, ed un corso di perfezionamento annuale con attestato; una formazione completa, con materie teoriche sia umanistiche (storia dell’arte) che tecniche (disegno e tecniche pittoriche) e scientifiche (chimica, fisica e scienze naturali), oltre alla legislazione delle antichità e belle arti; infine la pratica in laboratorio, incentrata soprattutto “sull’esecuzione del restauro e sull’applicazione dei procedimenti scientifici ausiliari”.
Il primo corso iniziò il 16 novembre 1942.