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La scultura del Gandhara. Un libro a più voci indaga sugli aspetti tecnici e conservativi

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Data: 09/06/2015

Appuntamento venerdì 12 giugno nella sala Convegni di Gangemi per la presentazione del volume nato dalla collaborazione tra ISCR, MNAO di Roma e la Missione Archeologica italiana in Pakistan.

L’arte del Gandhara si sviluppò orientativamente tra I secolo a.C. e il VI secolo d.C nell’area compresa tra l’attuale Pakistan settentrionale e l’Afghanistan. La produzione artistica del Gandhara  rappresentava quasi esclusivamente soggetti religiosi buddhisti ed era connotata, dal punto di vista stilistico e iconografico, dalla concorrenza di elementi di tradizione diversa: indiana, iranica e ellenistica.

Ad illustrare il volume "Gandhara. Tecnologia, produzione e conservazione. Indagini preliminari su sculture in pietra e in stucco del Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ saranno il Direttore ISCR Gisella Capponi, il Direttore del Polo Museale Edith Gabrielli e due tra i maggiori esperti di arte del Gandhara, Anna Filigenzi e Claudio Faccenna. E’ prevista la presenza dell’Ambasciatrice del Pakistan S.E. Tehmina Janjua.

La presentazione sarà accompagnata dalla proiezione del video “L’arte del Gandhara. Un ponte tra Oriente e Occidente” di Maurizio Pellegrini e Nasar Shenn.

La pubblicazione dei dati scaturiti da questa prima ricerca sugli aspetti tecnologici, produttivi e conservativi della scultura in pietra e in stucco dell’arte del Gandhara si pone a completamento di  un complesso intervento multidisciplinare, svolto negli ultimi due anni dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, grazie ad una costante e stretta collaborazione con il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ di Roma e la Missione Archeologica Italiana attualmente operante nell’area gandharica dello Swat (Pakistan). Gli aspetti peculiari di questo intervento sono stati quelli diagnostici e conservativi, che hanno portato ad analizzare per la prima volta i materiali costitutivi, le policromie e le dorature ancora in parte conservate sulle sculture in pietra e in stucco del Museo romano, per determinarne le caratteristiche tecnologiche e le modalità compositive e per individuare le più idonee metodologie di pulitura e di consolidamento di tali mamufatti, fornendo indicazione sugli specifici prodotti e sulle loro modalità operative di utilizzo. Inoltre, una speciale attenzione è stata rivolta sia allo studio delle tracce degli strumenti di lavorazione delle opere in pietra, cercando di definire l’organizzazione delle fasi di lavoro dei lapicidi gandharici, che agli aspetti della documentazione e della divulgazione degli interventi conservativi e diagnostici, anche con la realizzazione di un video che ripercorre le varie tappe dell'intervento.

I nuovi dati scientifici ottenuti, nonostante la preliminarietà delle indagini effettuate, sono risultati determinanti per meglio focalizzare alcune problematiche storiche e culturali finora non sufficientemente indagate, come quella riguardo al gusto per la scultura policroma nel mondo buddhista del Gandhara, stimolando l’interesse ad una continuazione della ricerca in un prossimo futuro.

Visita la pagina dedicata nel sito di Gangemi Editore