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La "Transformazione" di Narciso
Data: 24/10/2018
Una mostra alle Scuderie del Quirinale celebra Ovidio e la straordinaria fortuna della sua poesia. Tra le opere esposte il Narciso di Domenichino di recente restaurato dall'Istituto
La vicenda di Narciso è uno dei tanti miti narrati dalle Metamorfosi di Ovidio, poema che rappresenta il filo rosso della mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie allestita alla Scuderie del Quirinale di Roma. Tra le opere esposte il Narciso raffigurato da Domenico Zampieri detto il Domenichino, affidato alle cure dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il restauro per un intervento che ne ha (in estrema sintesi) restituito i valori cromatici originali e migliorato le qualità strutturali (per approfondimenti vedi la scheda dedicata su questo sito).
L’affresco dipinto da Domenichino negli anni 1603-1604, ha fatto mostra di sé dall’ottobre 2017 fino ad aprile 2018 nella chiesa sconsacrata di Santa Marta dove l’Istituto ha allestito Restauro Aperto, progetto di laboratorio aperto al pubblico realizzato anche con l’intento di rendere partecipi al “processo” del restauro fasce sempre più ampie di pubblico. In questi sette mesi i visitatori di Santa Marta hanno potuto seguire il cantiere di restauro nel suo svolgersi fino al trasferimento del dipinto ormai restaurato presso l’ex Carcere Femminile di Ferdinando Fuga (altro spazio ISCR) per l’iniziativa Pratiche di Restauro. Visite alle opere restaurate dall'Istituto.
Una nuova occasione per ammirare il Narciso - prima del suo definitivo rientro all’Ambasciata di Francia in Italia, sua sede abituale – è data dalla bellissima mostra dedicata ad Ovidio, dove il dipinto è esposto insieme altre 250 opere provenienti da musei, istituzioni e collezioni private italiani e internazionali. La mostra, che sarà visitabile alle Scuderie del Quirinale fino al 20 gennaio 2019, rende omaggio a duemila anni dalla sua morte - al grande poeta di Sulmona, le cui opere - e in particolare Le Metamorfosi - hanno permeato, per la loro straordinaria capacità di evocare immagini, la cultura figurativa europea fino alle soglie della modernità.
L’affresco staccato proviene in origine dal Casino della Morte, dipendenza del Palazzo Farnese di Roma, edificato per volere del cardinale Odoardo Farnese nel 1602-1603 sulle rive del Tevere e collegato con l’oratorio e la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte.
La decorazione, affidata da Annibale Carracci al giovane Domenichino, comprendeva tre grandi riquadri ad affresco racchiusi entro cornici a stucco, di soggetto mitologico tratto dalle Metamorfosi e ispirati alla flora del giardino segreto voluto dal cardinale: Narciso, Apollo e Giacinto, Morte di Adone.
Il percorso della mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie si dipana a partire dai capolavori dell’età imperiale fino all’incursione nel contemporaneo con l’istallazione di Joseph Kosuth che “disegna” con tubi al neon colorati versi ovidiani, in latino e in inglese. Il Narciso di Domenichino si colloca tra altri miti resi universali dalle Metamorfosi di Ovidio (quali Bacco e Arianna, Adone, Fetonte, il Ratto di Proserpina) e accanto ad altri dipinti ispirati allo stesso Narciso, come quello di Giovanni Antonio Boltraffio dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e quello dello “pseudo Boltraffio” dalla National Gallery di Londra.
https://www.scuderiequirinale.it/mostra/ovidio-amori-miti-e-altre-storie-000
#Ovidio #OvidioinMostra
In homepage un particolare dell’installazione al neon di Joseph Kossuth che accoglie il visitatore all’ingresso della mostra. Il dettaglio riporta in verso 463 del libro 3 delle Metamorfosi di Ovidio dedicato alla trasformazione di Narciso
foto grande in alto: un momento dell’allestimento della mostra, la collocazione del Narciso di Domenichino (foto © Alberto Novelli)