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L'ascia in bronzo dal Villaggio delle Macine

intervento di restauro

La complessità posta dall’intervento sull’ascia era rappresentata dalla convivenza del legno saturo d’acqua dei due frammenti della forcella, assolutamente non separabili, e della lega metallica. Il primo materiale richiede, infatti, un trattamento protratto nel tempo di immersione in acqua e consolidante, il secondo avrebbe richiesto una repentina disidratazione. La linea di intervento ha inteso svolgere il miglior consolidamento possibile del legno, evitando l’immersione totale dell’oggetto. Per tale ragione il legno è stato consolidato con soluzione acquosa di polietilenglicole 400, applicato a pennello per alcuni giorni. In seguito con la stessa modalità è stato impiegato il polietilenglicole 1500 per circa due mesi.
Durante questo periodo si è passati dal coprire le parti trattate con cotone idrofilo impregnato di consolidante e pellicola di polietilene, per evitarne l’essiccazione, a sporadiche pennellature di breve durata seguite da esposizione all’aria, per favorire una asciugatura graduale.
La pulitura della superficie dell’ascia si è limitata alla rimozione dei depositi di colore grigio con spazzolini di setola, principalmente lungo le superfici esterne delle alette, mentre le restanti sono state pulite con tamponcini imbevuti di etanolo.
Il problema conservativo più evidente era rappresentato dalla necessità di consolidare i vari strati tra loro. Questa operazione è stata effettuata con infiltrazioni di resina acrilica Paraloid B 72 al 10% in acetone ripetute più volte.
La superficie dell’ascia è stata poi protetta con due stesure a pennello di resina acrilica Paraloid B72 in acetone, la prima al 3%, la seconda al 5%.
I frammenti dell’immanicatura lignea, prima di essere consolidati, sono stati pesati prima, durante e dopo l’intervento, per verificare l’incremento di peso generato dall’assorbimento di consolidante in sostituzione dell’acqua e la perdita di peso causata dall’essiccazione. Per evitare l’interferenza di una eventuale presenza di ferro, dannoso sia per i componenti della struttura lignea sia per la sostanza consolidante, i frammenti sono stati trattati per immersione con una soluzione chelante di EDTA bisodico allo 0,1%, con un pH 6. In seguito i frammenti sono stati immersi per quattro mesi in una soluzione di polietilenglicole (PEG) 400, 1500 e 4000.
Al termine del consolidamento, i cinque frammenti lignei sono stati estratti dalla soluzione, tamponati per eliminarne gli eccessi e collocati in un congelatore per prepararli alla liofilizzazione.
Dopo una settimana questi sono stati posti all’interno della camera del liofilizzatore e trattati per una settimana. Sulla superficie lignea al termine della liofilizzazione erano evidenti i depositi cerosi bianchi del PEG, che sono stati eliminati con tamponi imbevuti di etanolo.

A causa della consunzione delle superfici e dei margini di fratture, si è confermata l’assenza degli attacchi certi tra i frammenti e quindi non è stato possibile ricostruire  l’immanicatura, ma solo ipotizzare la corretta sequenza e la  vicinanza fra alcuni di essi sulla base della loro morfologia e dimensione. L’effettiva lunghezza dell’immanicatura, presumibilmente 60 cm, è ipotizzabile solo sulla base di confronti tipologici.