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II giornata Discussione Tesi di laurea (16 aprile 2024) - SAF di Roma
Data: 13/04/2024
II sessione a.a. 2022- 2023
Martedì 16 aprile 2024, a partire dalle ore 09:00, presso l’Aula Magna “Cesare Brandi” della sede ICR di Roma, in via di San Michele 25, conseguiranno il titolo di Diploma di Laurea Magistrale in “Conservazione e Restauro dei Beni Culturali” cinque allieve della Scuola di Alta Formazione dell’ICR, sede di Roma, nell’ambito del percorso formativo professionalizzante PFP2 (Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile; manufatti scolpiti in legno; arredi e strutture lignee; manufatti e materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti).
La sessione di laurea avrà luogo in presenza; è previsto un collegamento da remoto sulla piattaforma Google Meet (fuso orario Europe/Rome), accessibile da questo link.
1 – 2. Candidate: Maddalena Giuliano, Desiree Rossi
Settore PFP2: Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti.
Titolo tesi:
Il restauro dello Sposalizio della Vergine di Antonio Circignani: nuovi approfondimenti sull’utilizzo della nanocellulosa per il consolidamento dei supporti tessili
Relatori:
Barbara Lavorini (coordinatore)
Marcella Ioele
Cristina Lollai
Altri relatori: Alessandra Cannistrà, Giorgia Pinto, Carolina Rigon, Angelo Raffaele Rubino, Carlotta Sacco Perasso, Claudio Santangelo, Marco Tescari.
Argomento (in comune tra le due laureande)
Il lavoro di tesi è stato incentrato sul restauro del dipinto a olio su tela raffigurante lo Sposalizio della Vergine di Antonio Circignani noto come il Pomarancio, conservato presso il deposito del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. L’opera, identificata come il dipinto preparatorio per il mosaico della cuspide sinistra della facciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta, venne eseguita nel 1612 su commissione dell'Antica Fabbrica dell'Opera del Duomo in occasione dei restauri della facciata. Il dipinto è stato individuato come oggetto di tesi soprattutto per le sue condizioni conservative: la tela è stata rinvenuta suddivisa in due parti, con numerosi danni strutturali e gravi problemi di adesione degli strati preparatori e pittorici al supporto. Questa complessa situazione ha stimolato una ricerca mirata a risolvere in maniera critica tali problematiche, fornendo l'opportunità per eseguire un approfondimento sull’utilizzo della nanocellulosa. Lo studio ha valutato l'efficacia di questo materiale come consolidante per i supporti tessili di dipinti con preparazioni oleose e la sua compatibilità con la tecnica di foderatura tradizionale a colla-pasta. La ricerca storico-artistica ha approfondito la conoscenza dell’opera dal punto di vista iconografico, stilistico e in rapporto al mosaico realizzato da Gabriel Mercant.
L’intervento di restauro è stato finalizzato in primo luogo al recupero della stabilità della materia pittorica e della continuità strutturale del supporto, con lo scopo di riunire i due grandi frammenti mediante le operazioni di consolidamento con nanocellulosa e foderatura a colla-pasta. Successivamente, sono stati eseguiti gli interventi di pulitura e di presentazione estetica, mirati a recuperare una buona leggibilità cromatica e volumetrica della composizione.
L’approfondimento relativo alla nanocellulosa, che si inserisce in un ambito di ricerca già attivo in ICR, si è sviluppato intorno a due temi principali. Il primo ha previsto il confronto delle prestazioni in termini di resistenza a trazione e stabilità a lungo termine di diverse tipologie di nanocellulosa (CNC, CNF, BC) rispetto a prodotti consolidanti noti e maggiormente impiegati nel settore. Le valutazioni sono state condotte su set di provini appositamente creati, sottoposti a misurazione del pH superficiale e test di resistenza a trazione, sia prima che dopo il loro invecchiamento in camera climatica. Il secondo focus, invece, è stato incentrato sullo studio della possibile interazione fra la CNC e un supporto tessile foderato a colla-pasta. Sui campioni che simulano questa condizione sono stati condotti peeling test volti a valutare l’adesione e la reversibilità della foderatura messa in opera. I risultati hanno mostrato che la cellulosa nanocristallina (CNC) è un ottimo prodotto consolidante per supporti sia in fibra di lino che in canapa, preparati e dipinti con mestiche oleose, poiché fornisce miglioramenti significativi in termini di resistenza a trazione e stabilità a lungo termine. Questo studio ha inoltre messo in evidenza nuovi interessanti aspetti connessi all’impiego della CNC come consolidante dei dipinti su tela, che potranno essere oggetto di futuri approfondimenti.
3. Candidata: Valentina Rossi
Settore PFP2: Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti.
Titolo tesi:
La collezione pomologica Garnier Valletti a Milano. Tecniche esecutive, problematiche conservative e restauro di modelli botanici dipinti.
Relatori:
Miriam Pitocco (coordinatore)
Marcella Ioele
Anna Milaneschi
Altri relatori: Davide Fodaro, Emanuela Grifoni, Angelo Raffaele Rubino, Claudio Santangelo, Livia Sforzini.
Argomento
Il lavoro di tesi presentato ha avuto come oggetto il restauro di undici frutti artificiali appartenenti alla collezione pomologica Garnier Valletti del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università degli Studi di Milano e l’approfondimento delle tecniche artistiche impiegate per la realizzazione di modelli botanici tridimensionali. Questa collezione, composta da quasi 1700 manufatti, ha come protagonista Francesco Garnier Valletti, ex-confettiere e ceroplasta che ha sviluppato, nel corso del XIX secolo, una produzione “seriale” di modelli botanici realizzati secondo un sistema di sua invenzione. Data la peculiarità dei materiali costitutivi sia dei frutti Garnier Valletti che dei modelli realizzati dagli altri due artigiani che fanno parte della collezione universitaria, i tedeschi Heinrich Arnoldi e Viktor Dürfeld, il lavoro di tesi si è inizialmente focalizzato sullo studio delle tecniche di formatura dei modelli botanici e sulla riproduzione della tecnica Garnier Valletti dei frutti opachi, costituiti da un impasto in cera, colofonia, gesso e cenere e da pellicole pittoriche cero-resinose. Questo approfondimento ha avuto lo scopo di chiarire la composizione dei manufatti da restaurare, le forme di degrado associabili alla fase di modellazione dei frutti e il metodo per ricreare dei provini utili alla progettazione del restauro degli undici modelli botanici della collezione dell’Unimi.
Lo stato conservativo dei diversi frutti ha poi indicato le problematiche principali da affrontare durante l’intervento di restauro: la selezione di un adesivo e di uno stucco adatti per questo tipo di manufatti e l’individuazione di una metodologia di pulitura rispettosa delle superfici cerose e “tomentose”, caratterizzate da una peluria artificiale a base di polvere di lana.
I test su provini, predisposti per individuare adesivi e stucchi idonei ai materiali cero-resinosi con cui sono realizzati i frutti, hanno evidenziato le ottime potenzialità di due diversi eteri di cellulosa, il Tylose MH 300 P e il Klucel G, rispettivamente impiegati per incollaggi strutturali e come legante dello stucco. Per la pulitura delle superfici cerose, particolarmente sensibili all’abrasione e al graffio, si sono invece prodotte apposite schiume impiegate per rimuovere i depositi, limitando al minimo l’azione meccanica superficiale. Infine, la problematica della pulitura delle finiture di tomento è stata risolta con un sistema pulente che prevedeva la tamponatura della superficie con tessuto in PVA. Questo lavoro di tesi ha messo in luce la complessità tecnico-esecutiva dei modelli botanici e ha proposto alcune soluzioni alle sfide poste da opere polimateriche non tradizionali.
4. Candidata: Alice Salvetti
Settore PFP2: Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti.
Titolo tesi:
Il restauro di quattro dipinti su tavola dal monastero di Debre Dammo, Etiopia: sperimentazione delle mucillagini di Opuntia-ficus indica per il consolidamento delle pellicole pittoriche opache.
Relatori:
Serena Sechi (coordinatore)
Anna Milaneschi
Marcella Ioele
Altri relatori: Federica Di Cosimo, Giulia Galotta, Liliana Gianni, Davide Rigaglia, Roberto Ciabattoni, Angelo Raffaele Rubino, Claudio Santangelo, Francesco Frullini, Marcello Melis, Chiara Alisi, Rosa Anna di Lella, Gaia Delpino.
Argomento
Questo lavoro di tesi ha avuto come oggetto l’intervento conservativo e lo studio scientifico di quattro dipinti su tavola raffiguranti San Pietro e Paolo, Arcangeli Michele e Gabriele, due Figure Sacre a cavallo, due Santi. Le opere provengono dal Museo delle Civiltà di Roma, ma furono rinvenute nel Monastero di Debre Dammo in Etiopia; l’autore è ignoto.
I dipinti, pertinenti al filone della pittura tradizionale etiope, per lo più incentrata su temi religiosi, sono stati scelti principalmente per la volontà di studiare oggetti divergenti dal nostro panorama culturale, sia per tecniche esecutive che per materiali costitutivi. Nonostante la scarsa letteratura disponibile, la peculiarità delle opere ha richiesto un approfondito studio delle principali modalità operative e materiali tradizionali, rivelando una forte relazione tra il lavoro degli artigiani ed i prodotti disponibili sul territorio. L’impiego di innovative tecnologie d’indagine multispettrali ha permesso, congiuntamente all’utilizzo di tecniche più tradizionali, di individuare la natura dei singoli pigmenti impiegati, permettendo di comprendere a fondo la natura materica di questi manufatti. Lo studio capillare delle tecniche è stato affiancato da un’altrettanta intensa ricerca sugli sviluppi del linguaggio artistico etiopico, fortemente legato alla cristianità delle origini.
Le condizioni conservative delle opere presentavano criticità inerenti alla coesione della pellicola pittorica, applicata direttamente su supporto senza interposizione di strati preparatori; la natura scabra ed opaca del colore ha da subito guidato la scelta della metodologia d’intervento, ispirando una ricerca sperimentale che confrontasse preparati già ben noti nella prassi di restauro con alcuni prodotti naturali, attinenti ad una visione “green” del restauro: le mucillagini di Opuntia ficus-indica. Oltre all’origine assolutamente naturale e alle caratteristiche di ecosostenibilità riscontrabili sia nella fonte sia nella lavorazione delle mucillagini, esse non erano fino ad oggi mai state impiegate per il consolidamento di pellicole pittoriche opache su supporti lignei. La sperimentazione ha previsto la realizzazione di provini con supporti, pigmenti e leganti conformati sulla situazione originale, e le diverse fasi e metodologie di controllo dei risultati hanno portato all’individuazione del consolidante idoneo.
L’intervento pratico ha previsto un complesso trattamento per la rimozione delle gore, causate da contatto con acqua libera, che interessavano la pellicola pittorica ed il supporto: l’impiego abbinato di supportanti e polveri assorbenti ha reso possibile rimuovere quei fronti di risalita che deturpavano e ostacolavano la lettura delle opere, senza intaccare l’integrità della pellicola pittorica fortemente infragilita, con un sistema altamente graduale, controllato e selettivo. Il consolidamento del colore è stato eseguito con il prodotto individuato a seguito della sperimentazione e con una particolare e calibrata sequenza operazionale; infine la reintegrazione pittorica è stata condotta seguendo il minimo intervento necessario al ristabilimento di una corretta lettura della figurazione, senza però cancellare completamente i segni che la travagliata storia conservativa dei manufatti ha lasciato sulle loro superfici.
L’impiego di uno scanner a luce strutturata ha permesso l’acquisizione di un modello tridimensionale delle tavole, grazie al quale si potranno realizzare dei supporti con funzione espositiva e conservativa.
In conclusione l’intervento ha permesso, sia mediante l’alleggerimento delle gore che grazie al lavoro di presentazione estetica, di recuperare la leggibilità delle figure, mentre il consolidamento ha conferito solidità alla pellicola pittorica, senza alterarne le caratteristiche cromatiche e materiche. La tesi potrà inoltre costituire una base di partenza, metodologica e fattuale, per successivi approfondimenti su beni culturali analoghi.
5. Candidata: Giorgia Tescarollo
Settore PFP2: Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti.
Titolo tesi:
Il restauro di tre cartonnage del Museo Egizio di Torino: studio e definizione di materiali e metodi per la pulitura e il consolidamento.
Relatori:
Barbara Lavorini (coordinatore)
Marcella Ioele
Simona Pannuzi
Altri relatori: Marcello Melis, Carolina Rigon, Angelo Raffaele Rubino, Claudio Santangelo, Mauro Torre.
Argomento
Il lavoro di tesi presentato ha avuto come fulcro l’intervento conservativo e lo studio scientifico di tre cartonnage egizi in lino di presunta Epoca Tolemaica, appartenenti alla collezione del Museo Egizio di Torino.
Il cartonnage è un materiale composito, sviluppatosi dall’Antico Regno in poi, realizzato a partire da materiali di recupero come il lino e/o il papiro, i quali venivano modellati e decorati con l’applicazione di uno strato preparatorio e stesure cromatiche. Tale materiale venne impiegato nel corso delle varie epoche storiche per la realizzazione di paramenti funerari, i quali comprendevano maschere, piccoli elementi a copertura di specifiche aree del corpo del defunto e anche involucri per la copertura dell’intera salma.
I tre reperti sono stati individuati come oggetto di tesi per le particolari criticità conservative riscontrate. La superficie pittorica dei cartonnage era interessata dalla presenza di cospicui depositi superficiali coerenti, i quali alteravano la corretta lettura e percezione cromatica dei manufatti. A tale fenomeno, inoltre, nei reperti Cat. 2277 e Cat. 2292 si aggiungeva la grave decoesione della pellicola pittorica. Nel cartonnage Cat. 2269, invece, sono stati riscontrati distacchi dello strato preparatorio, pittorico e dei tessuti costituenti il supporto.
In seguito alla campagna di indagini diagnostiche, utili alla comprensione delle tecniche esecutive, sono stati realizzati provini invecchiati artificialmente al fine di ottenere condizioni di degrado verosimili e paragonabili a quelle dei reperti. Su di essi è stato condotto uno studio approfondito per la messa a punto di metodi d’intervento di consolidamento, fissaggio e pulitura, finalizzati al trattamento delle principali problematiche conservative dei reperti. Nell’ambito di tale approfondimento sono stati prodotti in laboratorio i pigmenti blu e verde egizio, per garantire l’effettiva corrispondenza dei materiali impiegati con quelli originali.
Applicando quanto emerso da questa prima fase, per operare sui cartonnage Cat. 2277 e Cat. 2292 è stato messo a punto un nuovo metodo di consolidamento temporaneo con mentolo, finalizzato all’esecuzione in sicurezza della pulitura superficiale, e rimandando a un successivo trattamento il consolidamento effettivo degli strati pittorici.
Nel caso del cartonnage Cat. 2269 particolare attenzione è stata riservata alla selezione di adesivi idonei al trattamento dei distacchi tra le tele di supporto, tra supporto e strato preparatorio, e tra preparazione e pellicola pittorica.
L’intervento di restauro ha quindi garantito una condizione di stabilità dei reperti e una corretta lettura delle superfici dipinte, impiegando operazioni strettamente commisurate alle esigenze dei manufatti, ideate tenendo fortemente in considerazione la valenza storica degli stessi.
Proclamazione alle ore 16:30
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